Visitando la mostra “del vecchio e dell'antico" si fa un piacevole viaggio nel passato che ci fa scoprire le antiche realtà storiche e sociali.
Tornano alla mente periodi di storia studiati, fatti ed avvenimenti sentiti, che riprendono vita come tirati fuori da un vecchio baule e raccontano un mondo scomparso che ci insegna e ci fa pensare.
La civiltà contadina è presente con immagini di Santi che ricordano ed evidenziano i sentimenti e la fede religiosa; con oggetti e suppellettili della vita quotidiana, di legno, rame, terracotta, ferro ecc. merletti coperte lumi a petrolio dai quali emerge il lavoro artigianale.
Ci sono quadri che ritraggono donne ed uomini, vestiti secondo Il loro status di appartenenza dal quale emerge il mondo della nobiltà, che era completamente diverso per ricchezza condizione e potere dalle altre classi sociali.
Belli i merletti, le coperte, le tovaglie e la biancheria facenti parte dei corredi nuziali, che ricordano l’importanza che questi avevano per le ragazze da marito.
Questi corredi venivano portati in dote, ed i vari capi dovevano essere di numero pari, a partire dal numero 6 quindi (6 tovaglie, 6 asciugamani, 6 coperte ecc.) fino ad arrivare al numero 12, 24 e nelle condizioni ottimali 36.
Nel linguaggio comune si diceva "è un corredo dalla mezza dozzina dalla dozzina etc".
Quando le ragazze si sposavano, portavano la dote in denaro, se le condizioni della famiglia lo permettevano, ma restava quasi un obbligo portare il corredo.
Questi corredi diventavano quasi un rito, venivano esposti prima del matrimonio nella casa della futura sposa.
A Belmonte Calabro il corredo nuziale veniva messo nei cesti portati sulla testa dalle donne, in visione dai parenti ed amici. Ciò è avvenuto circa fino agli anni ’80 del 1900.
I corredi costituivano l ’orgoglio della famiglia della sposa.
Erano preparati fin dalla nascita della bambina, dalle madri e dalle nonne; e quando la bambina compiva 12 o 13 anni cominciava a ricamarsi il corredo.
Ciò costituiva un ulteriore manifestazione di orgoglio, perché nella bambina si intravedeva già una “futura brava donna di casa”.
Questi corredi erano fatti con tessuti di cotone, lino, lana, seta e cashmere di seta (capisciola).
A Fiumefreddo molte famiglie allevavano il baco da seta (siricu) e con questa seta lavoravano con i telai a mano le coperte.
Chi aveva possibilità economica faceva lavorare le coperte a Cosenza dalla "Aragonese", che era una donna che con i telai a mano produceva coperte dai disegni che si riferivano al periodo della dominazione aragonese.
Sempre chi aveva possibilità economiche faceva tingere le coperte a Napoli ove vi era un “colorificio” tintoria molto efficiente.
I disegni delle coperte erano per lo più riferite al liberty o arte floreale.
I colori erano rosso e verde, giallo oro, azzurro ed amaranto, questo colore era un ’eccezione perché dimostrava modernità.
I contadini preferivano i colori celeste e rosa.
In via eccezionale le coperte venivano fatte dipingere con figure sacre, molto spesso Angeli.
I corredi per essere pregiati dovevano avere almeno una coperta di Damasco "Damascu".
A Fiumefreddo vi erano le filande ove lavoravano le donne e sempre a Fiumefreddo c'è una piazzetta chiamata dei Follari, ove si commerciavano i tessuti.
Completavano i corredi le tovaglie che servivano per coprire e far lievitare il pane, pane che veniva fatto in casa nella "Maiddra" (Madia); quando la pasta era lievitata veniva messa su tavole lunghe e strette che le donne mettevano sulla testa per poi infornarla.
Dopo che il pane era cotto, veniva messo nei " Cestuni " cesti grandi fatti di canne e portato in casa.
I corredi venivano confezionati con molta cura; le frange delle coperte erano sempre lavorate a mano.
Durante le processioni le coperte per onorare il santo venivano esposte alle finestre e sui balconi.
Questa usanza ancora rimane in alcuni paesi della Calabria.
Negli anni passati avevano la funzione di accompagnare il tragitto delle processioni.
A Roma le coperte alle finestre vengono messe solamente quando il pontefice visita i vari quartieri.
I vari capi del corredo (asciugamani, lenzuola, tovaglie, etc.) venivano ricamati, a mano.
I punti più usati erano l'orlo a giorno, il punto croce, il punto smerlo, lo sfilato.
Questi punti erano storici, si riferivano ai tempi "antichi" così dicevano le ricamatrici.
I corredi venivano tramezzati con merletti lavorati a mano a uncinetto o al tombolo.
I merletti ed i ricami sono diventati nel tempo un'arte ed una tradizione che hanno attraversato l'universo femminile a prescindere dal ceto sociale di appartenenza.
Questa tradizione e quest’arte considerate e valutate oggi, tempi moderni (anno 2013) si può dire che hanno costituito fra le donne un modello culturale di appartenenza.
Verso gli anni '50 del secolo scorso sono comparsi in Calabria i commessi viaggiatori che dalla Toscana specialmente Firenze ed altri paesi, portavano i corredi per essere venduti.
Le ragazze ventenni di allora ricordano questi uomini, dal linguaggio sciolto, che parlavano la lingua italiana con un accento il più delle volte sconosciuto, molto gentili ed affabili che sapevano illustrare bene la merce che volevano vendere; conoscevano i ricami ed i lavori al tombolo ed all'uncinetto.
Questi argomenti erano considerati femminili e venivano fatti specialmente dalle mamme, dalle suocere e dalle zie.
Fra la merce c'erano anche le lenzuola di seta che venivano considerate una novità.
Incominciarono le vendite rateali, che venivano fatte anche senza cambiali, basandosi sulla fiducia che il venditore aveva nei confronti del cliente.
Nella mostra ci sono anche oggetti religiosi e mobili che risalgono al 1800.
Non mancano le bambole che hanno nei secoli accompagnato l'età evolutiva delle bambine.
Tutti gli oggetti esposti sono pezzi di storia dal fascino senza tempo, che tramandano e trasmettono usi e costumi e tradizioni popolari, con un valore antro sociopsicologico e culturale.
La mostra è stata promossa e curata da Massimiliano Amendola.
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