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Ines Cicirelli

I Vruchi di Fiumefreddo

Calabria

Casa rurale con sopra la porta d'ingresso immagini religiose. 

La torre del Regio

Una delle piu' antiche torri presenti a Fiumefreddo che aveva uno scopo difensivo.

In alto la torre e' cinta da una merlatura di stile arabo, stile che e' presente in altri manufatti.

Ora e' un'abitazione. 

E' stata di proprieta' del Re Francesco II di Borbone fino al 1860 ultimo Re delle Due Sicilie.

Nell'Italia preunitaria Scaro e Regio costituivano un unica località che si chiamava Scalo Regio.

Lo sbarco delle merci vedeva l'approdo di grandi barconi che arrivavano fino ad una certa distanza dalla riva del mare, e con l'intervento dei pescatori dotati di barche a remi provvedevano allo scarico e al trasporto fino a terra ferma.

Con il tempo forse per una deformazione linguistica Scalo si e' trasformato in Scaro.

C'era anche la dogana che poi e' stata trasformata in una casa colonica e successivamente in casa ad uso abitativo, sita in Via del Mulino, il cui interno mantiene alcune caratteristiche della vecchia dogana.

Sempre a Scaro in Via delle Rondini, si trova la casa dei pescatori costruita  vicino al mare nei primi anni del' 900 arricchita al suo interno da una ringhiera in zinco in stile liberty.

Questa casa è stata abitata dai pescatori fino alla prima meta' del '900.

Scaro Regio era un terreno agricolo, cosi come Fiumefreddo Marina, Corvieri, Vardano, Scornavacca, Cutura; ma ora alcune localita' sono urbanizzate.

Il passato storico di queste marine e' ancora presente con alcune case rurali, con gli orti giardini, ed i giardini orti, adagiate sulla spiaggia le belle barche colorate di legno di olmo e di gelso, costruite da maestri d'ascia.

La Calabria dei pescatori che affrontavano il mare con le barche a remi e con le lampare, dei contadini che pur vessati dal latifondo e dal fiscalismo regio, hanno lavorato la terra con amore, con fatica e rassegnazione, degli artigiani artisti che con la loro inventiva e creativita' hanno costruito il bel centro storico e molte altre cose, e' presente nei ricordi e nei discorsi delle persone anziane, cosi come viene anche ricordata la Calabria delle filande ove il baco da seta (siricu) aveva un santo protettore San Giobbe che lo proteggeva dall' "affascino", malocchio.

Per rendere più efficace questa protezione nel luogo dove erano presenti i bachi veniva messo uno straccio rosso.

Pertanto il gelso "cievuzu" bianco e nero era un albero rispettato perchè le foglie servivano per alimentare i filugelli.

Il baco da seta veniva allevato da quasi tutte le famiglie, costituiva una risorsa economica per i contadini che ne erano proprietari assoluti, quindi non soggetto a spartizione con i proprietari terrieri.

Anche la Calabria degli ulivi, degli olmi, dei gelsi, dei ricini, dei ciliegi marini, dei fiordalisi, delle euforbie, dei gabbiani, delle allodole, delle lucciole e della natura ubertosa ed esplosiva e' ricordata nella toponomastica; via dei pescatori, via delle lampare, via dei campi, via del mulino, via degli orti, largo dei follari, via delle allodole, via delle lucciole, via delle api, via della primavera; a rappresentare la bellezza di questa regione. 

La stessa toponomastica rammenta anche la storia travagliata delle dominazioni che questa terra ha subito, via dei Bizantini, via dei Saraceni  via degli Svevi, via degli Angioni, via degli Aragonesi.

I pescatori, i contadini, gli artigiani e gli abitanti tutti, giorno dopo giorno in un contesto di grande arretratezze sociali e strumentali con il loro lavoro tenace e duro, con la loro forza morale con gli ideali hanno fatto la storia di questo luogo che e' un concentrato della Calabria e che spesso viene ignorata anche dai libri di scuola che menzionano i grandi personaggi e i grandi avvenimenti.

Infatti tutti questi lavoratori hanno formato l'assetto sociale ed economico, creando una classe sociale attiva che ha contribuito a promuovere e condurre l'economia di questa comunita'.

Per un recupero di questa storia, dei valori, dei ricordi che ad essa appartengono, per continuare simbolicamente il legame e il dialogo con il mondo di ieri e' auspicabile che venga istituito un sito museale, che tramandi ai posteri tutto cio' che i "padri" hanno fatto e che sia fonte e veicolo di trasmissione della cultura storica del Sud.

Sarebbe anche importante istituire due opere architettoniche una dedicata ai pescatori che andrebbe posizionata a Scaro nel luogo ove questi lavoratori in mancanza di un porticciolo o di una struttura idonea per secoli ed ancora oggi è cosi, con grande fatica, hanno messo le barche in mare facendole scorrere sulle palanche con movimenti sincronizzati delle braccia e sempre con gli stessi movimenti le fanno rientrare sulla spiaggia; e l'altra dedicata al mondo contadino in una localita' da decidere.

Cosi come il bel Centro Storico "il Borgo" che con il suo patrimonio architettonico intatto, ha conservato nel tempo il suo fascino antico si unisce al suo mare, alle sue marine urbanizzate, a Fiume di Mare, a Cordieri, Scornavacca e Vardano,alle terre collinari, Cutura, Gammarise e San Biase e Badia  e Martilletto e alle bellezze naturali di Monte Cuccuzzo  in un percorso storico sociale ed umano che puo' costituire un itinerario turistico, agreste, alternativo e culturale di uno dei luoghi piu' belli del Sud.

 

 


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