La Guerra del "15,18" fu un sanguinoso conflitto mondiale,
combattuto specialmente in zone impervie delle Alpi, nelle trincee con assalti alla baionetta che porto' molti lutti e dolori anche fra la popolazione civile.
Le armi erano portate dai muli nelle zone delle operazioni montane, mentre i treni e le tradotte militari servivano tutto il paese dato che fin dal 1861 con l'avvento dell'Unita' d'Italia il Re Vittorio Emanuele ed il primo Ministro Camillo Benso di Cavour diedero l'avvio ad una rete ferroviaria che alla fine del 1800 copriva tutto il territorio italiano, e cio' per rendere raggiungibile tutte le regioni ed unire fisicamente l'Italia.
Le notizie militari venivano portate anche dai piccioni viaggiatori.
Dopo la sconfitta di Caporetto nel 1917 vennero chiamati alle armi anche i ragazzi minorenni nati nell'anno 1899.
A seguito di questa gravissima sconfitta che comporto' per la popolazione civile l'abbandono delle proprie case, per seguire l'esercito italiano che era arretrato al Piave e che era diventato rosso per il sangue dei feriti, si tenne un convegno nella fortezza di Peschiera per decidere le sorti della guerra per un eventuale intervento dell'esercito italiano per fronteggiare l'esercito Austro Ungarico al Piave, o resistere su una linea piu' arretrata con la certezza della perdita del Veneto.
La Francia e l'Inghilterra alleate dell'Italia, erano favorevoli per quest'ultima tesi, ma il Re d'Italia Vittorio Emanuele III si batte' con forza, coraggio e decisione per resistere sul Piave; prevalse questa tesi.
Il Re d'Italia non essendo presente a questo convegno alcun comandante militare italiano, svolse effettivamente le sue funzioni di Capo Supremo dell'Esercito italiano, assumendosi coraggiosamente la grave responsabilita' della decisione.
La "Canzone del Piave", divenuta in seguito un inno importantissimo di carattere nazionale, descrive molto bene ed in maniera sentita la tragedia della sconfitta di Caporetto, il coraggio dei soldati e di tutti gli italiani ed i gravissimi sacrifici affrontati per raggiungere la Vittoria il 4 novembre del 1918 a Vittorio Veneto, che ha reso lItalia "Una, Libera ed Indipendente".
Questi erano gli ideali, le aspirazioni, i valori Risorgimentali, tanto agognati, voluti e non raggiunti completamente prima della guerra del 1915, 1918, per cui uomini, donne e ragazzi, popolazione civile e militari hanno combattuto materialmente e culturalmente affrontando la morte, il carcere a vita, l'esilio, le persecuzioni.
In questa guerra anche le donne collaborarono attivamente, rischiando la vita, per portare in un cestino sulle spalle "la Gerla", le munizioni in prima linea, come con le crocerossine che curavano i feriti.
Altro evento di grave entità fu l'epidemia chiamata "la Spagnola" che dal fronte militare si sparse in tutta Italia e produsse molti morti anche fra la popolazione civile. Considerata l'aggressivita' di questa epidemia ed il gran numero di ammalati, vennero inviati militari ufficiali medici per curare le popolazioni.
Si vuole ricordare il grave incidente ferroviario che è accaduto in Calabria lungo la ferrovia Paola Cosenza nei pressi della stazione ferroviaria di Falconara Albanese: una tradotta militare dove vi erano molti soldati che venivano dal fronte in licenza, deraglio', molti furono i morti ed i feriti.
Per il prossimo centenario della Grande Guerra che ha inciso nella politica Italiana ed europea del '900, si vogliono allestire un insieme di musei il cui archivio centrale e' previsto proprio in quella fortezza militare di Peschiera ove sono state decise le sorti di questa sanguinosa guerra.
Il 10 novembre 2012, in Francia a Parigi, sono stati commemorati tutti i morti della I Guerra Mondiale, ed e' stato messo in evidenza il coraggio dei soldati italiani che nell'anno 1918 fino al giorno della vittoria del 4 Novembre hanno combattuto e tenuto da soli il fronte francese.
Parecchi di quei valorosi soldati erano ragazzi minorenni nati nell'anno 1899.
Il 17 novembre 2012 e' stata emanata una legge che recita che l'Inno di Mameli costituira' materia di studio nelle scuole; il 17 marzo di ogni anno sara' festa nazionale e l'Inno di Mameli e' Inno Nazionale.
Molte sono le pubblicazioni redatte in riferimento alla Guerra del 15, 18. Anche i reduci che sono tornati hanno raccontato episodi e fatti di coraggio dei soldati che hanno inciso positivamente sulle sorti di alcune battaglie che stavano per avere esito negativo, gli interventi cruenti per conquistare le postazioni nemiche, la vita nelle trincee, le intemperie che influivano negativamente nelle operazioni militari, l'impegno e la tenacia nelle conduzioni militari, le attese, l'ansia, le emozioni, la fratellanza che regnava fra i commilitoni specialmente con quelli che provenivano dalle stesse zone di origine e la grande gioia per la vittoria.
Insomma vita vissuta fra armi attacchi, conquiste delle vette montuose, feriti, atti eroici, ritirate, rispetto e amore della Patria e delle Istituzioni.
La sconfitta di Caporetto e "l'epidemia della spagnola" furono uno shock violento che, si sparse in tutto il territorio nazionale, ma tuttavia sia la popolazione civile che militare seppero reagire con forza e coraggio a questi tristi eventi, che si aggiunsero a tutti gli altri della guerra.
Non solo nei soldati, ma anche in tutto il popolo italiano c'erano l'orgoglio e la consapevolezza di contribuire all'Unita' d'Italia e l'Italia con la vittoria del 4 novembre 1918, era finalmente "Una libera ed Indipendente". Si concludeva il legame con il passato, le proprie origini la propria storia in riferimento alle varie localita' d'Italia.
L'operato ed il sacrifico di Cesare Battisti, di Nazario Sauro e di tutti i Patrioti ed i Soldati del Risorgimento Italiano che avevano pagato la vita, con la pena di morte e con la morte violenta nelle azioni militari, non erano stati vani.
Per questa guerra vennero scritte anche canzonette argute satiriche ed umoristiche, che manifestavano il pensiero delle persone contrarie all'irredentismo.
La guerra del 15, 18 ed in particolare la sconfitta di Caporetto, vengono menzionate ancora oggi come motto, quando una iniziativa va male si dice "e' una Caporetto" o al contrario "non e' una Caporetto".
La stessa cosa vale per la prima guerra d'indipendenza del 1848, "e' successo un 48" si dice in riferimento ad esisti negativi. Questi due avvenimenti sono diventati termine di paragone in riferimento a fatti privati, ma anche sociali e politici.
Hanno assunto il valore di modi di dire e costituiscono "detti" e "motti".
Una testimonianza molto interessante della Grande Guerra, fra tante che se ne potrebbero citare, e' quanto scritto dal Prof. Francesco Cesario che ha combattuto in questa guerra, nel libro "San Fili nel tempo mille anni di storia", viene descritta la vigilia di Natale del 1917 passata al fronte.
La vigilia di Natale del 1917 dalle opposte sponde del Piave nei pressi di Spresiano (Treviso) ove mi trovavo con i miei artiglieri, accanto ad una stazione mobile del Genio ci siamo scambiati gli auguri con gli Austriaci, dirigendo in alto i proiettori.
I fasci di luce italiani ed austriaci, che risposero al saluto non illuminavano i bersagli di morte, ma s'incrociavano e svettavano verso le stelle, le mitragliatrici tacevano, nelle trincee, quella sera c'era la pace di Natale e c'era la Vita".
Nella prima guerra mondiale sono state scritte e cantate due canzoni " 'O surdato 'nnammurato" e "Addio mia bella addio".
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